Di amori e di romanzi – Lo Zibaldino #1

Ho capito, passando di esperienza in esperienza, che le relazioni, quando iniziano male, è inutile tirarle avanti. Conservo un sacco di romanzi avviati, pieni di buone idee, di possibili incroci narrativi; di caratteri secondari, o solo passanti: ma questo non basta, per scrivere un romanzo.

Ho sempre cercato di essere onesto con me stesso nelle cose che faccio, per cui non mi sono mai dato pene nel chiudere il quaderno quando mi rendevo conto che, in realtà, non avevo nulla di buono da dire. Sia chiaro: scrivere per il solo gusto di scrivere… beh, questa è volontà di coltivare le proprie velleità, cosa che, a patto di essere ben consapevoli che si tratta, appunto, solo di velleità, fa anche bene.

Ma quando, poi, questo continuo incaponirsi nello scrivere, questo voler tirare fuori qualcosa che non c’è, magari con la scusa che “ha un buono stile”, si fa insistente: ecco, in quel momento, ci si deve rendere conto di quello che è diventato: ossia coltura del proprio narcisismo. E allora no.
Un romanzo deve essere utile al mondo intero, non solo a me. Io credo che il giorno che scriverò un romanzo… bene, quel giorno non avrò le idee chiare; niente visioni di scorci narrativi, di personaggi. Sentirò solo una forza immane, irresistibile; la forza di qualcosa che vuole nascere e, con l’atto stesso di nascere, reclama di essere raccontata.

Io credo che un giorno io ed una donna ci incontreremo,  ci guarderemo negli occhi, e sentiremo – tutti e due, sarà evidente – questa grande voglia di raccontare.
Questa voglia che sarà così grande che non potremo fare altro che assecondarla. Questa voglia da cui deve dipendere il mondo intero.
Come un romanzo. Di quelli buoni.

(E anche di questo, sono sicuro per esperienza: perché una volta, quella donna, io l’ho incontrata. Ma ero giovane, e non avevo stile).

11 pensieri su “Di amori e di romanzi – Lo Zibaldino #1

  1. Domenico Aliperto ha detto:

    eh sarebbe bello se un romanzo potesse semplicemente scaturire da una forza immane.. quello magari è il primo scatto. poi è un lavoro duro, di resistenza, di logica, un grande puzzle da comporre attorno a un’idea o a un senso (se vale qualcosa). idem dicasi per l’amore.
    e poi… per il mondo intero? se riuscirai a raggiungere qualche centinaio di lettori sarà grasso che cola!

    parlo per esperienza, non per pessimismo.

    in ogni caso, in bocca al lupo su entrambi i fronti

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  2. Carlo ha detto:

    Concordo con te di sicuro quando si scrive qualcosa lo si deve fare per comunicare qualcosa di profondo. Ed è ovvio che una storia d’amore ci rientri, però mi domando: scriverai solo un romanzo? Ahahah

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      • Carlo ha detto:

        E ora una difficile. Secondo te quando è che una relazione comincia male? E come si fa a iniziare bene una relazione? Mi interessa l’argomento e visto che sei partito con quella premessa sono curioso di capire la tua opinione.

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      • mezzaginestra ha detto:

        Carlo, ti rispondo per il piacere di una chiacchiera – ora non vorrei passare per l’esperto d’amore di turno 😛
        A me sembra che nei rapporti ci sono delle increspature, ben visibili ad entrambi gli amanti. Potrei anche essere d’accordo che l’amore consista nel volerle livellare, però… boh, sacrificarsi per un altro individuo è un lavoro costante e quotidiano che, per quanto sia sublime l’intento, non credo siamo disposti a fare tutti. E, forse, nemmeno dovremmo. Forse dovremmo smetterla con questa retorica di un amore “eroico”, che deve per forza combattere, sempre e comunque. Alla fine, come nei romanzi, si ha bisogno della figura dell’eroe quando le cose iniziano ad andare male, e c’è qualcuno che le sistemi per bene. Forse dovremmo avere delle relazioni in cui non c’è bisogno ogni giorno di un eroe, ecco, almeno.

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