La poesia è morta: volete smettere di tenerle veglia?
Mandatemi le foto delle vostre università, oppure di quale che sia il luogo del disagio della vostra post-barbarica giovinezza. Potete anche inviarmi del testo, degli stralci di taccuino, oppure l’ultima nota che avete preso sul cellulare: insomma, spazziamo via la poesia da questo pianeta.
Giveaway (più povero della storia)
2000!
È tutto spiegato nel video sul mio profilo Instagram, quindi, bando alle ciance:
Il pdf con la mia prima silloge lo trovate finalmente qui: GiveawayVariegato
Grazie,
Alessandro.
[ un monologo ] attentato dal verso
Ho realizzato questo:
Lo Zibaldino #2
La prima cosa che devi capire è che la gente è scema.
La seconda, che la gente sei tu.
#InterSviste: il poeta da supermercato Giulio Zambon
C’è tutto un fervore poetico vasto ed eterogeneo su Instagram. E quando siamo lì a scrollare, e capitiamo in uno di questi profili, il nostro primo pensiero è “Eccone n’altro”. Perché diciamocelo: ne sono tanti; troppi. Non possono esistere così tanti poeti. Eppure, questo è un pregiudizio, a mio avviso. Come pure questa mia stessa affermazione “è un pregiudizio”, potrebbe essere un mio pregiudizio; dettato magari da questa mia instancabile e irreparabile necessità di romanticismo (nel senso comune, non accademico, del termine), che mi porta a scorgere sentimenti rinascimentali in ogni Fesseria-con-Velleità-Artistica in cui mi imbatto. Poesie su Instagram comprese. A me i pregiudizi stanno stretti. E so che i pregiudizi si superano ponendo/ponendosi domande.
La ginestra nasce sulla pietra lavica: non è che magari è capace a nascere pure sul silicio dei transistor di cui sono fatti i nostri smartphone e i PC??
#InterSviste vuole essere un ciclo di interviste a questi benedetti poeti. Quattro chiacchiere seriamente a caso, per capire chi sono, e dove diamine ci troviamo.
Oggi chiacchieriamo con Giulio Zambon, il “poeta da supermercato”. Continua a leggere